Il turismo a Venezia potrebbe non essere più lo stesso. Potrebbe essere migliore…

La pandemia ha schiacciato l’industria del turismo a Venezia e in altre città overtourist ma molti la vedono come un’opportunità per rivedere la “monocultura del turismo”.

Venezia, ai tempi del Covid-19…

Molto prima che Venezia diventasse la destinazione preferita da milioni di viaggiatori nazionali ed internazionali, la gente del posto aveva l’abitudine di passeggiare per la città, una passeggiata senza meta attraverso le calli o in piazza San Marco,  si imbattevano in conoscenti per una chiacchierata e immancabilmente diveniva l’occasione per un drink; un’ombra de vin, un ‘ombra di vino”, come viene chiamata in laguna.

Quella tradizione è stata ripresa ed oggi molti sono i veneziani che dedicano il loro tempo a passeggiare e riscoprire la loro fantastica città. La pandemia ha schiacciato l’industria del turismo, limitando le orde di visitatori e ora molti residenti – in particolare quelli disoccupati – hanno più tempo e spazio per godersi il ritmo lento e le bellezze della città. 

Per molti veneziani, i soldi sono pochi in questo periodo di crisi anche per quel Goto de vin che costa € 1/€1.50. I bar e le cicheterie hanno iniziato ad accettare nuovamente quello che un tempo si chiamava conto aperto… ovvero, un cliente abituale consuma regolarmente e dice all’amico proprietario “segna che passo..”

Le persone hanno rivisto la possibilità di lasciare il conto aperto al bar per pagarlo il giorno della paga… “ti pagherò a giugno, quando si spera che i turisti torneranno”, mi ha riferito un amico barista che dopo 30 anni di lavoro nella sua amata città natale si ritrova disoccupato e con un “pugno di mosche morte in mano”. “Se non ci aiutiamo tra noi veneziani, chi lo farà?”

Questo amico, veneziano nativo, ha iniziato a lavorare nel turismo quando era ancora al liceo, 30 anni fa. “Il mio primo lavoro era accompagnare i turisti dagli hotel alle vetrerie di Murano“, ha detto. “Da quando ho ricordo, il turismo è stata la nostra unica economia, pensavamo fosse un pozzo senza fondo, come il petrolio per i sauditi”…. ma evidentemente mi sbagliavo!

Venezia non è certo sola. Le economie di altre città europee come ad esempio Barcellona, ​​Praga e tante altre – sono cresciute fino a dipendere fortemente dal turismo, lasciandole ora particolarmente esposte agli effetti collaterali della pandemia da Covid-19.

Tuttavia, si sta diffondendo una nuova visione del turismo che molti residenti e operatori turistici locali condividono: la crisi creerà, si spera, un’opportunità per rendere i viaggi futuri verso la loro città più sostenibili. Questo nuova visione sta innescando conversazioni su come rendere il turismo meno gravoso e più vantaggioso per le infrastrutture urbane e per i suoi abitanti.

A Venezia, residenti e leader locali sperano che la loro città possa sviluppare un’economia che non ruoti interamente attorno al turismo; un’economia che attiri investitori internazionali, amplifichi l’impronta delle due università della città e trasformi i suoi edifici vuoti in strutture utili e con fini che vanno oltre a quello turistico.

Sì, la pandemia ha bloccato l’industria ricettiva di Venezia, ha detto il Presidente dell’Associazione Veneziana Albergatori (Federalberghi), ente che rappresenta oltre 500 hotel a Venezia, ma “è anche un’occasione preziosa per ripensare il turismo”.

“Questo è il momento di rivendicare questa città”, ha aggiunto il Presidente, “o tra un paio d’anni torneremo a lamentarci dell’eccesso di turismo”.

Moltissimi sono i veneziani che concordano con l’idea che Venezia non può e non deve vivere solo grazie al turismo; Venezia deve essere una città viva anche senza turismo non come ora “una bellissima città immobile ed in attesa che qualcosa riparta”.

“Dobbiamo agire ora, prima che il turismo di massa torni a pieno regime, perché non avremo una seconda possibilità”, ha detto l’ex sindaco di Venezia e professore di economia che è stato anche decano dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Un’attrazione da secoli

L’unicità di questa città italiana ne fa da secoli un’attrazione mondiale e, in modo significativo, l’ascesa di Venezia come destinazione turistica per molti viaggiatori ha coinciso con il suo declino come potenza economica, ha affermato un esperto di trasformazione urbana presso l’Università Iuav di Venezia.

Come città-stato, Venezia prosperò come centro commerciale e finanziario per gran parte del Medioevo. La sua posizione a metà strada tra Costantinopoli e l’Europa occidentale ne fece un punto di snodo ideale per il commercio di spezie, seta e sale. “Era la capitale del capitalismo“…

Ma quando il centro del commercio si spostò dal Mediterraneo all’Atlantico, Venezia perse centralità e alla fine del XVIII secolo, quando cadde sotto il dominio straniero, il suo declino fu inarrestabile. Fu allora che i ricchi europei iniziarono a visitare le città d’arte italiane, inclusa Venezia, in una tradizione nota come “il Grand Tour”. Lord Byron e Stendhal furono tra i primi turisti a visitare la città lagunare. Nel XIX secolo, il Lido di Venezia divenne il luogo di pellegrinaggio della benestante borghesia europea (si pensi all’opera letteraria “Morte a Venezia” di Thomas Mann).

Ma alla fine del XX secolo, Venezia divenne ciò che gli economisti descrivono come una “monocultura del turismo“, prendendo in prestito il termine dalla rischiosa pratica agricola di coltivare un singolo raccolto, in questo caso, trasformando Venezia in una città la cui economia è basata quasi esclusivamente sul turismo.

“Troppi turisti”

Prima del Covid-19, gli hotel a Venezia e dintorni ospitavano ogni anno 10,2 milioni di turisti per lo più internazionali, secondo le stime dell’ufficio di statistica italiano ma questa cifra – una stima di massima – non tiene conto degli escursionisti, che sbarcano dalle navi da crociera, dalla stazione ferroviaria e dai tour in autobus. Una stima più realistica indica invece il numero effettivo di turisti intorno ai 20 milioni all’anno con un giro d’affari di oltre 3 miliardi di euro all’anno.

I turisti sono cresciuti gradualmente, anno dopo anno, e prima che ce ne rendessimo conto, erano troppi, e più crescevano i turisti, più diminuivano i residenti veneziani

Il turismo di massa degli ultimi decenni è stato il risultato della globalizzazione, delle piattaforme di home-sharing, delle tariffe aeree economiche “Low Cost” e delle economie emergenti. Ryanair, EasyJet e altri vettori low cost hanno iniziato a volare nell’aeroporto Marco Polole navi da crociera da sole hanno portato 1,6 milioni di visitatori ogni anno e la crescente forza delle economie cinesi e asiatiche hanno permesso a nuovi turisti di unirsi alle folle di europei e del Nord Americani.

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Soprattutto in alta stagione tra maggio e ottobre, e durante il carnevale a febbraio, Venezia era incredibilmente affollata, in particolare nelle sue calli strette, larghe solo due metri, a volte anche meno.

Il professore che si occupa degli studi urbani delle città racconta che quando andava a far visita al fratello che vive in una delle strade più turistiche della città, a volte non poteva neppure uscire dalla porta di casa da quanto erano ammassati i turisti diretti a piazza San Marco.

“Era come un’alluvione… dovevo solo aspettare che passasse per poter uscire “, ha detto. Di tanto in tanto la polizia locale dichiarava qualche calle a senso unico in modo tale da alleggerirne l’eccessivo afflusso di turismo; “Credo che Venezia sia l’unico posto al mondo in cui si ha bisogno di strade pedonali a senso unico”… afferma con un leggero sorriso disegnato sulle labbra.

Il turismo ha cambiato l’anima della laguna. I negozi di alimentari si sono trasformati in negozi di souvenir, e l’aumento dei costi delle abitazioni e la crescente mancanza di servizi hanno spinto i residenti a trasferirsi nelle zone limitrofi in particolar modo a Mestre, definita da alcuni, il dormitorio di Venezia . Con oltre 8.000 appartamenti proposti su Airbnb, Venezia ha il più alto rapporto Airbnb-popolazione d’Italia.

Il centro storico della città, costituito da due isole, ha avuto al suo apice negli anni Cinquanta con il più alto numero di residenti mai raggiunto e che senz’ombra di dubbio resterà un ricordo: 175.000 abitanti .

Nel 2009 la popolazione è scesa sotto i 60.000 abitanti, soglia convenzionale in Italia per essere considerata una città. Fu organizzato un finto funerale , con una bara avvolta nella più antica e storica bandiera della città.

Oggi il centro della città conta circa 50.000 abitanti.

“Essere residente a Venezia è come far parte della resistenza”, ha detto un mio amico, personaggio molto noto nella città lagunare.

Sapevo che doveva essere turismo

Circa 25.000 veneziani sono ora impiegati direttamente nel turismo e anche se il dato include chi si sposta nel centro storico dalle altre zone della città, molti altri veneziani del centro si affidano indirettamente all’industria.

“Se vendi generi alimentari, se sei un avvocato o un commercialista, i tuoi principali clienti sono colleghi veneziani che guadagnano direttamente dal turismo o da altri veneziani che guadagnano dal turismo”, ha detto il dirigente dell’associazione locale di tour guide.

Non è stata una scelta pianificata, quanto il risultato di un circolo vizioso. Più Venezia diventava turistica, più i residenti venivano espulsi; coloro che sono rimasti hanno faticato a trovare un impiego al di fuori del turismo, rafforzando così il modello del veneziano che lavora esclusivamente nel turismo, dal gondoliere al negoziante di souvenir, dalla guida turistica all’albergatore.

Il dirigente dell’associazione locale delle guide turistiche, prima di diventare guida turistica cinque anni fa, faceva il pendolare tra Venezia e Padova dove lavorava come architetto. “Quando ho deciso che volevo lavorare nella mia città, sapevo che doveva essere un lavoro nel settore turistico perchè a Venezia non ci sono tanti settori in cui lavorare”, ha detto. Suo figlio, un neuroscienziato, ha deciso invece di non seguire le orme del padre trasferendosi in Scozia.

Molti sono i veneziani hanno sempre trovato la situazione insostenibile a causa dell’eccessivo turismo, ma, fino a poco tempo fa, poche sono le persone che hanno cercato di dare una svolta a questa situazione. “Finché c’era il turismo di massa, c’erano idee, ma non hanno mai preso piede perché lo status quo era così conveniente da far passare in secondo piano la possibilità di sviluppo di altri settori al di fuori di quello turistico”, ha detto l’ex sindaco.

“Le stesse persone che si sono sempre lamentate del fatto che l’overtourism ha reso la loro vita impossibile, sono coloro che affittano i loro appartamenti ai turisti su Airbnb o in altri portali dove, oltre agli Hotel, si possono affittare stanze“, ha detto il direttore della rivista veneziana Ytali.

Venezia è una città stupenda ma allo stesso tempo complicata”

Un altro amico, portiere in un hotel nel pieno centro di Venezia e anche attivista che combatte quotidianamente per i diritti dei residenti della laguna, quindici anni fa ha fondato l’organizzazione “ Venessia ” (Venezia, in dialetto veneziano), che tiene traccia del continuo ed immancabile ridursi di residenti veneziani.

Ma, mentre la sua organizzazione fa pressioni sui funzionari per creare alloggi sovvenzionati per i residenti e “pone dei limiti all’affitto degli appartamenti ai turisti”, anch’esso propone tre stanze del suo appartamento su Airbnb; “Devo farlo, se voglio pagare l’affitto e sopravvivere; i turisti che spesso pensano che in alcune situazioni i prezzi siano spropositati non si rendono conto che noi residenti quei costi dobbiamo sostenerli da una vita”

Questo caro amico non vede contraddizioni nel suo “mettere in affitto tre camere del suo appartamento in Airbnb e nella sua passione per Venezia in quanto “la situazione non può essere cambiata in un giorno”, afferma guardandomi con uno sguardo sincero; con uno sguardo che non aveva voce ma che trasmetteva l’amore per la sua Venezia.

“Il turismo è una grande risorsa, ma i residenti non dovrebbero essere trattati come persone di serie B perchè non portano tanto denaro quanto i turisti”, ha affermato.

Escursionisti e navi da crociera

“Più a lungo un visitatore rimane, minore è il suo impatto sul territorio”, ha detto una studiosa di industria del turismo presso l’Università Bocconi di Milano. I turisti in rapida sosta a Venezia (quelli che scendono dalle navi da crociera per una sosta di 3/5 ore) tendono ad avere un impatto particolarmente dannoso, sostiene, perché sono in continuo movimento e affollano sempre gli stessi punti intorno a San Marco e Rialto.

Se hai solo un giorno a disposizione per visitare la città, vuoi vedere il più possibile, quindi corri qua e là, prendi un sacco di vaporetti ed alla fine sali sul People Mover per tornare alla nave da crociera

Un altro tipo di turismo a Venezia è quello riguardante le navi da crociera, che attraccano al porto marittimo e navigano attraverso il Canale della Giudecca e il Bacino di San Marco

“Una crociera è un modo molto energivoro per fare una vacanza”, ha detto la scienziata a capo del gruppo ambientalista We Are Here Venice , che si oppone alla presenza delle navi da crociera nella laguna veneta.

Uno studio del 2013 dell’Università Ca ‘Foscari ha stimato che il business complessivo portato in città dal settore crocieristico si aggira intorno ai 290 milioni di euro all’anno. Lo studio ha preso in considerazione gli affari diretti e indiretti con il governo e le società di proprietà privata, e ha incluso carburante, scorte di cibo, servizi di lavanderia e denaro speso dagli escursionisti in crociera in città (solo 19 euro pro capite, se non hanno trascorso la notte in città).

Il “piccolo” importo di tasse pagate all’autorità portuale di Venezia è incluso in quella cifra: l’anno scorso l’autorità, gestita dal ministero dei trasporti del governo centrale, ha ricevuto 5,6 milioni di euro dalle compagnie di navigazione che hanno navi da crociera che transitano per la laguna di Venezia, mi ha riferito un portavoce. Questo denaro è destinato alla gestione dell’autorità stessa e include la manutenzione dei canali della città.

Nel 2012 il governo centrale ha approvato una legge che vieta alle navi da crociera di passare dal Canale della Giudecca e dal Bacino di San Marco, per diminuire il sovraffollamento in quelle zone; Tuttavia quella legge approvata non è ancora stata applicata….. e anche se lo fosse farebbe poco per contenere i danni.

Anche se le navi da crociera dovessero attraccare a Marghera, il vicino porto sulla terraferma, avrebbero lo stesso impatto ambientale. L’unica differenza è che lo farebbero a pochi chilometri di distanza.

La crisi Covid

A febbraio 2020, la confusione derivante dell’eccessivo turismo a Venezia si è interrotta improvvisamente.

Il numero di turisti in città era già precipitato per la prima volta a novembre del 2019, quando una serie di maree insolitamente alte ha portato molti turisti a cancellare il loro soggiorno a Venezia. Il turismo è quasi scomparso a partire dalla fine di febbraio 2020, quando la pandemia da Covid-19 ha spinto le autorità a cancellare il Carnevale e, subito dopo, a dichiarare un blocco a livello nazionale.

Il presidente dell’ente alberghiero, ha detto che l’improvviso calo del turismo potrebbe costare alla città più di 1 miliardo di euro di mancati introiti (purtroppo questa stima è destinata a crescere viste le notizie che, oggi 01/03/2021, giorno in cui sto scrivendo questo articolo, stanno divulgando i media). Solo nel settore alberghiero sono stati licenziati circa 10.000 veneziani. La ripresa sarà lenta, poiché è stato stimato che quest’anno gli hotel avranno meno di un un quarto del numero abituale di visitatori anche in alta stagione.

Il governo centrale italiano ha promesso di aiutare l’industria del turismo fornendo pacchetti di aiuti e agevolazioni fiscali per hotel e ristoranti in difficoltà, ma questi aiuti, dopo quasi un anno dall’inizio di questo declino, a molti non sono ancora giunti e le serrande delle loro attività si sono abbassate e moltissime (oltre il 40%) non saranno più rialzate.

Molte di queste strutture probabilmente riapriranno dato che è stato constatato che molti investitori provenienti dalla Cina hanno iniziato a bussare alle porte degli imprenditori veneziani in difficoltà (gli imprenditori cinesi hanno rivolto la loro attenzione maggiormente verso bar e bacari i quali perderanno la loro originalità e unicità dato che solo un veneziano DOC, a parer mio, è in grado di offrire l’ospitalità e l’allegria di un originale bacaro)

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Anche le guide turistiche, parte del settore turistico, sono state duramente colpite ma e soprattutto, non sono state aiutate e probabilmente non lo saranno mai! Le guide turistiche sono spesso lavoratori autonomi e quindi non hanno diritto all’indennità di disoccupazione di lunga durata; i sussidi a breve termine per i lavoratori autonomi, emessi dal governo centrale, sono terminati quando il blocco è stato revocato ovvero prima che i viaggiatori internazionali possano tornare a visitare la città e quindi a portare lavoro alle guide. 

Le guide turistiche sono sicuramente la categoria più colpita in quanto la maggior parte di loro lavora con i turisti internazionali e “quando il blocco è stato revocato, ristoranti e caffè sono tornati al lavoro, ma noi no, noi non possiamo lavorare”, questo è ciò che tristemente mi conferma l’amica Raffaella, guida turistica di Venezia dal 1986 che oggi è disoccupata e non percepisce alcun aiuto dallo stato italiano!

Geografia e controllo

I veneziani sono da tempo alle prese con le stesse domande: come possiamo rendere il turismo più sostenibile? Come possiamo smettere di fare affidamento esclusivamente sul turismo?

Il motivo per cui finora sono stati implementati pochi o nessun cambiamento significativo inizia con la geografia e la supervisione del governo.

La Venezia di oggi è quasi tornata alle sue origini medievali. Da un punto di vista amministrativo, è una grande città di oltre 250.000 abitanti compresa la terraferma (gli abitanti del centro storico sono circa 50.000) , composta da quartieri sulla terraferma e diverse isole della laguna.

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Ma la Venezia storica, che è ciò che la gente intende quando usa colloquialmente la parola “Venezia”, è composta da due isole. Una grande isola a forma di pesce tagliato a metà dal Canal Grande – tecnicamente, “l’isola di Venezia”, spesso chiamata solo “il pesce” – e un’isola più piccola, la Giudecca. L’overtourism è in gran parte concentrato in due dei sei quartieri dell’isola più grande.

“Venezia è due città in una, c’è la terra ferma con i suoi problemi (Mestre), e c’è la laguna con i nostri problemi”, ha detto il l’ex sindaco.

Una amico, proprietario di una libreria a Venezia, ha anche osservato che i gruppi che da tempo si oppongono all’overtourism erano disorganizzati e raramente coordinavano le loro attività di interesse comune, tuttavia ha anche affermato che ora le persone sembrano più aperte ad una collaborazione più stretta e ad una organizzazione unita per il bene comune.

Questi gruppi stanno attualmente facendo pressioni sul Consiglio Comunale, che regola le decisioni sul turismo, insieme alla Giunta regionale, per limitare l’accesso al centro storico con un sistema di quote e prenotazioni (sarebbero esclusi residenti e visitatori con prenotazione alberghiera). Il sindaco Luigi Brugnaro ha scritto in una mail che la sua amministrazione sta lavorando al sistema di prenotazione “come obiettivo a breve termine”.

Il governo, ha aggiunto il Sindaco, spera di “riuscire a regolare i flussi di turisti in modo che possano essere compatibili con la vita quotidiana dei residenti”.

Nel frattempo, l’industria alberghiera si sta attrezzando sempre più per promuovere il turismo a Venezia creando pacchetti speciali e culturali in collaborazione con i musei (anche io, sto cercando di dare una mano ai veneziani dando loro la possibilità di pubblicare un banner pubblicitario GRATIS in questo sito; chiunque fosse interessato può contattarmi tramite Whatsap al 3207078970).

Il ruolo delle università

Le due università di Venezia, di fama internazionale, stanno lavorando attivamente per rivitalizzare la popolazione della città.

“La gente tende a pensare che tutti a Venezia siano turisti o residenti, ma nel mezzo c’è un altro gruppo, i residenti temporanei, che fanno parte del tessuto sociale e vi danno nuova vita”, ha detto il decano di Ca ‘Foscari, la più grande università di Venezia.

Alla fine del 2018, in collaborazione con l’ Istituto Italiano di Tecnologia , Cà Foscari ha avviato un centro per l’applicazione delle tecnologie alla conservazione del patrimonio culturale , in espansione. Nel 2018 l’università ha inoltre fondato, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, un programma sui cambiamenti climatici . A partire dal prossimo semestre la proposta dell’università sarà ampliata con nuovi indirizzi di studio destinati agli studenti internazionali.

Iuav, un piccolo college di arti, sta trasformando bed and breakfast vuoti in dormitori per i suoi 4.000 studenti, la maggior parte dei quali pendolari. Il signor Brugnaro, l’attuale sindaco, ha scritto che sta anche pianificando alcuni incentivi per portare nuovi residenti.

Il sogno di attrarre multinazionali, istituzioni prestigiose e nomadi digitali, trasformare Venezia in una sorta di miscela di Bruxelles e Berlino, sono stati discussi per anni e sono un tema ricorrente quando si discute del futuro della città.

“Le fondazioni artistiche e gli istituti di ricerca di tutto il mondo dovrebbero avere interesse ad aprire un distaccamento a Venezia, ma dobbiamo offrire loro incentivi”, ha affermato una importante Camilla Seibezzi, esperta in progettazione culturale quale fondamento per lo sviluppo e la riqualificazione territoriale

Inoltre viene spesso menzionato il fatto che il rapporto simbiotico della città con il mare rende il luogo ideale per qualsiasi istituzione pubblica o privata interessata ai cambiamenti climatici.

La gente del posto ama sostenere che la straordinaria bellezza della città e il suo stile di vita senza auto, unico, rendono Venezia un luogo di residenza ideale per i creativi e i nomadi digitali. (io stesso sono del parere che oggi più che mai, grazie alla possibilità di lavorare in smart working dovremmo provare l’esperienza di lavorare a Venezia magari potendo ammirare la laguna semplicemente alzando gli occhi dal PC e rivolgerli verso la finestra oppure in camper)

“Non capisco davvero perché più persone non si trasferiscono qui, quando si può semplicemente lavorare da remoto e godere di tutta questa bellezza e silenzio”… ed io, che sto scrivendo queste poche righe, lo farei subito se non fosse per il costo indiscutibilmente sproporzionato degli alloggi.

E, per la prima volta, Venezia potrebbe avere lo spazio da dedicare a nuovi progetti.

“Molto presto Venezia avrà tanti edifici vuoti, perché alcuni hotel dovranno chiudere, i residenti disoccupati dovranno lasciare le loro abitazioni e molti negozi non riapriranno più. Ora è il momento di pensare a cosa fare… “, non si può continuare ad attendere che qualcosa accada!