La Basilica di Sant’Antonio e le sue Reliquie

Il termine “reliquie” significa letteralmente “resti”. Per un cristiano si riferisce, in particolare, ai resti mortali di coloro che sono riconosciuti come martiri e santi e, più in generale, a quegli oggetti che sono stati a contatto con la loro persona, e che, per la forza divina in esse presente ed operante, ne sono stati “consacrati”. Venerare le reliquie dei santi significa professare la fede cattolica in tante sue verità:

  • fede nella vita eterna;
  • verità della risurrezione del corpo;
  • rispetto che tutti devono avere nei confronti del corpo;
  • fede nello speciale potere di intercessione di cui godono i santi in Cielo;
  • verità della comunione dei santi.

La Cappella delle Reliquie – Basilica di Sant’Antonio

Realizzata da Filippo Parodi (Genova, LI630-1702), presenta in una immaginaria scenografia teatrale la Gloria di Sant’Antonio, gruppo in marmo di grande bellezza. Sotto, di fronte alle nicchie, quattro allegorie delle Virtù (Fede, Umiltà, Penitenza e Carità), sono inserite tra le statue di San Francesco e San Bonaventura.

Sono le virtù che Sant Antonio praticò nella sua vita e lo portarono a raggiungere la santità. Entrando nella cappella, sulla sinistra vediamo in evidenza quanto raccolto nel corso della ricognizione del 1981. Il grande piviale rosso cremisi che avvolgeva originariamente i resti del Santo. I Sigilli della ricognizione del 1263. Quattro piccole monete veronesi, 10 anellini bianchi e 50 neri di collana o corona. Nella nicchia successiva, una lapide con le date della morte del Santo, della Sua canonizzazione e della traslazione dei suoi resti dalla chiesetta di Santa Mater Domini alla nuova Basilica (8 aprile 1263), le due casse una del 1231e una del 1263, che contenevano le spoglie mortali di Sant’ Antonio. Nello spazio centrale sotto la balaustra è collocata una grande teca di vetro con la tonaca del Santo in tessuto di lana color cinerino. Nelle due nicchie sulla destra rispetto all’entrata, sono esposti i drappi che avvolgevano le casse.

Il cuore della cappella delle reliquie

La Lingua del Santo

Ciò che si vede costituisce un fatto inspiegabile. Sono passati quasi otto secoli dalla morte del Santo e quella lingua costituisce un miracolo perenne, unico nella storia e carico di significato religioso. Simbolicamente suggella l’opera di evangelizzazione effettuata dal Santo. Degno di questa incredibile memoria è il finissimo reliquiario che da secoli la contiene, capolavoro in argento dorato opera di Giuliano da Firenze (1436).
Anche noi preghiamo con le parole di San Bonaventura (1263)
O Lingua benedetta che sempre benedicesti il Signore e lo facesti benedire dagli altri, ora appare manifesto quanti meriti avesti presso Dio!”

La reliquia del Mento

lI mento del Santo è collocato in un reliquario a forma di busto con aureola e cristallo al posto del volto. Il 14 febbraio 1350 il cardinale Guido de Boulogne venne a Padova per sciogliere un voto al Santo, dopo essere stato guarito dalla peste nera, e per donare il prezioso reliquiario.

Le cartilagini laringee

Queste ancora conservate attirarono l’attenzione dei medici. ll reliquario è opera del trevisano Carlo Balljana (1981) che ha sviluppato una sintesi dei simboli antoniani: un Vangelo aperto da cui si sprigiona la Parola di Dio come una fiamma. Essa racchiude un’urna di cristallo, entro cui, su due piccoli gigli, si adagiano le cartilagini laringee del Santo.

Sant’Antonio di Padova, fu sepolto nel 1231 nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini. L’8 Aprile 1263 alla presenza di San Bonaventura, ministro Generale dell’Ordine, il corpo fu portato nella nuova basilica. Aperto il sarcofago, fu ritrovata e prelevata la lingua incorrotta. Nel gennaio del 1981, in occasione dei 750 anni dalla morte del Santo, venne aperta per la seconda volta la romba.

Un legame sempre vivo

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