Setenil de las Bodegas, la città andalusa ingoiata dalla roccia. Le case, tutte rigorosamente di un bianco accecante sono costruite intorno e all’interno della pietra e i suoi 3000 abitanti si sono limitati a piccoli interventi, assecondando quanto più possibile la natura del luogo.
Vi chiederete: perché insediarsi (fin dalla preistoria) in un sito tanto impervio? Perché l’area era ricca d’acqua (è stato il RioTrejo a scavare nel suo flusso incessante le pareti dell’attuale Setenil) e perché, al contempo, la roccia forniva una protezione naturale da qualunque minaccia esterna. Pensate che il nome “curioso” deriverebbe dal latino “Septem nihil” e cioè sette volte no.
I cristiani dovettero sottometterla a un lunghissimo assedio (tentandolo ben sette volte) per sottrarla al controllo dei mori. Setenil cadde nel 1484 con grandiosi festeggiamenti da parte dei reconquistadores che si impegnarono a cancellare le testimonianze dell’insediamento precedente. Molte moschee furono trasformate in chiese e diversi eremi furono costruiti in onore di santi cristiani (la devozione per San Sebastiano e per la Vergine del Carmine sono fortissime) ma l’antica fortezza dei Nasridi – con le sue 40 torri – ha mantenuto tutto il suo antico splendore. Imperdibile anche un’arrampicata verso la Iglesia de la Encarnacion, costruita sulla cima della collina, da cui si gode un bel panorama sulle case bianche e i tetti di terracotta. Se ci si addentra nel paese, invece, i punti migliori per apprezzarne la conformazione sono la Cuevas del Sol e la Cuevas de la Sombra.
E il termine Bodegas ? Molti attribuiscono la seconda parte del nome alle antiche botteghe dove si vendeva il pregiato vino della zona o ai magazzini (freschi!) in cui veniva conservato. Perché parliamo al passato? Perché se il commercio di olive e mandorle è ancora fiorente, quello del vino è stato azzerato dall’infestazione di fillossera che nel 1860 si è diffusa in Europa.